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Data: 31/03/2003 - Anno: 9 - Numero: 1 - Pagina: 9 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

TESTIMONI

Letture: 1255               AUTORE: Maria Gallelli (Altri articoli dell'autore)        

Roma – 15 febbraio 2003

I ricordi di oggi, di una giornata piena di sole, di gente e di bandiere colorate.
Una signora settantenne dondolava, grassa, al ritmo di Manu Chao, una bimba piccola fasciata in una tuta rossa imbottita, con gli occhi chiusi, dormiva, nonostante tutto, nel suo passeggino. Nonostante le urla, la musica, i megafoni, i rasta lunghi aggrovigliati come tentacoli su teste di medusa, attorno a nasi bucati e labbra traforate.
Gente, tanta gente, per la pace, contro una guerra che ci sarà comunque tra una manciata di giorni, piombo su uomini già spogliati da dodici anni di embargo.
Elicotteri da stima stridevano il silenzio di un minuto. Quando il chiasso è diventato muto di colpo, c’era quasi paura di respirare, e le vittime della violenza sembrava ci sfilassero davanti una alla volta, tutte con la stessa faccia e con gli stessi occhi. Scivolavano via senza spigoli, come una biglia di vetro. Su un vassoio inclinato. Durato poco.
La settantenne col cappotto mattone ha ripreso la sua danza. Le mani hanno ricominciato a battere, anche quelle stanche con le rughe e quelle piccole piccole di bambino.
Palloncini rossi increspavano il cielo liscio, accenti diversi, bolognesi, veneziani, calabresi, evaporavano attorno alle bandiere con l’arcobaleno che molti portavano sulle spalle, come mantelli di cavalieri inesistenti. Anche Ochalan sventolava su uno sfondo giallo, la causa di un popolo a noi vicino perché oppresso da sempre, come per secoli l’Italia.
Una mongolfiera grande della CGL, vicino alla Scala Santa.
La pace si grida ai piedi della basilica dei papi.
Oggi il vicario apostolico ha incontrato Saddam, dopo giorni di attesa, ha parlato con un uomo felice di vederlo, si è detto, ma a me così non pare. Forse.
Guerra schifa e freddo schifo alle otto di sera quando siamo andati via di corsa. Certi che non è servito a niente, convinti che comunque è stato giusto esserci.
Se ………. (1) avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice, recitava uno striscione. Se avesse meno soldi capirebbe più cose. La povertà rende l’uomo comprensivo, la miseria spesso lo fa violento, la ricchezza indifferente.



(1) I puntini sospensivi sono nostri, là dove la nostra giovine collaboratrice aveva scritto il nome che c’era sullo striscione: quello di un potente delle nostre Istituzioni. Chi ci conosce sa che di certe persone all’occorrenza usiamo scrivere, e soprattutto dire, tutto ciò che conosciamo, e che è, peraltro, documentabile. Senza reticenza alcuna. Anche se sappiamo di non venire sempre ascoltati. Se abbiamo messo i puntini, quindi, è soltanto perché abbiamo scelto, fin dalla prima ora, di rispettare i nostri lettori. Sino a questo punto. Non siamo sicuri di fare bene, ma continuiamo a farlo, perché lo abbiamo deciso. (ndr)


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